Terremoto
- Packy Thunder

- 23 nov
- Tempo di lettura: 1 min
Le case crollate erano voci
che nessuno aveva il tempo di ascoltare.
Nel buio, la terra si è mossa
come un respiro trattenuto per anni
che all’improvviso si libera.
Tra le pietre disperse
c’era chi chiamava un nome,
chi guardava il vuoto
sapendo che quel vuoto ormai era tutto.
La notte ha raccolto passi lenti,
mani che scavavano senza chiedere,
sguardi che non cercavano spiegazioni
ma un filo, anche sottile,
per restare vivi.
Eppure, in quel silenzio pesante,
qualcosa ha tenuto insieme le persone:
un gesto, una coperta,
la certezza che nessuno si salva da solo.
Ora, quando il vento passa
tra le strade ricostruite,
sembra portare con sé
la memoria di chi non è tornato
e la forza quieta di chi ha ricominciato.
Packy







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